Ysè: un esordio di delicatissimo futuro

Si intitola “Pezzi” l’esordio discografico di Francesca Madeo in arte Ysè. Esordio delicatissimo, ingenuo per molte parti che tendono spesso ad appoggiarsi a stilemi conosciuti più che a ricercare una propria personalità, lavoro che però scivola senza compromessi estremi mettendo in scena una bella coerenza, forse frutto di collaborazioni interessanti per la produzione. Suona digitale questo “Pezzi”, di un pop da cassetta che vuol esser internazionale in cui segnaliamo questo mix vocale che che ha del favolistico nelle sue pieghe e in un certo senso anche di epico e di medievale. Ci piace questo incastrare inglese, l’italiano e il francese… meno forse il video di lancio a cui probabilmente avremmo richiesto una cura maggiore, come fatto invece per le soluzioni di elettronica per l’ arrangiamento. Nel disco anche due cover: “Rapide” di Mahmood e “Strangers” di Sigrid.

Giovanissima della scena indie italiana. Un passo verso il modo della discografia. Quanto ha somigliato a quel che immaginavi?
Devo dire abbastanza, sono contenta e soddisfatta dei feedback ricevuti e di quello che sto facendo ora che il mio Ep è finalmente fuori. Mi lascerò trasportare dove la musica vorrà, sono pronta a nuove sfide e a raccogliere tutte le opportunità che si presenteranno sulla mia strada.

Con il senno di poi? Questo primo lavoro ha dato il via a tanto altro oppure è stato un esperimento fine a sé stesso?
Beh, questo lo scoprirò pian piano. Il mio obbiettivo non è mai stato fare musica per avere successo, io faccio musica perché amo la musica e mi fa stare bene, prenderò tutto quello che verrà. Io penso che il mio percorso sia ancora molto lungo e che ci siano soprese in serbo per me.

Parliamo delle lingue racchiuse. Italiano, inglese e francese. perché questa scelta?
Io studio lingue da sempre, mi sono laureata in lingue e sto continuando a studiarle, sono la mia grande passione insieme alla musica. Amo viaggiare e lo faccio regolarmente, ma non da turista, ho vissuto sei mesi in Galles, due mesi a Parigi e viaggio tutte le volte che posso. Non volevo tralasciare questo grandissimo pezzo di me perché questa sono io, e mi sembrava giusto portare tutto questo anche nel mio percorso musicale, per essere me stessa al 100%.

E se dovessi scegliere… alla fine quale lingua andresti a salvare per la tua musica?
Ti direi l’italiano, però non credo che riuscirei a non contaminarlo almeno un po’. 

Digitale o analogico? Dovendo scegliere?
Digitale. Per quanto sia una persona molto old school mi piacciono le cose nuove, mi piace sperimentare, anche se sinceramente per me non esiste una scelta netta, anche nel nuovo c’è sempre qualcosa del passato, e spesso nella musica è esattamente così. 

A chiudere vogliamo parlare di questo video: autoprodotte anche lui?
Si, faccio tutto io, mi piace fare le cose in prima persona e comunicare in maniera semplice e diretta con chi mi ascolta e mi guarda. Sono un’artista trasparente come lo sono nella vita, niente maschere.

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