Pop digitale, liquido, metropolitano e figlio di questo tempo. Caratteristiche da cui non si prescinde e che anzi segnano un passo verso la definizione del nuovo trend e delle nuove mode e linguaggi della nuova musica italiana. Tutto nuovo si direbbe anche di fatto il cliché ricalca spesso le soluzioni anni ’80 e ’90, spesso andandole a cercare in quelle trame inglesi che hanno segnato un’epoca. Ed ecco Salinitro al suo esordio con un ep digitale dal titolo “Accanto a te” distribuito sui principali canali web, su cui svetta questo singolo “Mi fido di te”… la produzione di Fabrizio Grenghi presso i Massive Arti Studio di Milano poi fanno il resto. Pop delle nuove generazioni che si guardano indietro per cercare la strada a celebrare la loro personalità… che in questo caso forse stenta ancora a venir fuori legata com’è a percorsi ampiamente troppo battuti. C’è tanto da fare ancora ma tutta la forza di saperlo fare.
“Preghiera laica” mi fa un po’ sorridere, però sì, in effetti il significato del disco dice un po’ questo: bisogno di comunicazione, di sincerità, di far sentire la propria voce e la propria vicinanza. Volevo parlare di me ma mi son reso conto di aver parlato anche per gli altri, o almeno per coloro che hanno vissuto le mie stesse circostanze. Parola d’ordine, dunque: parlare. Dire ciò che si sente, poiché sottolineare certe cose fa bene a se stessi e anche agli altri. Ci risolleva dalle preoccupazioni, rende più forte il nostro carattere e ci fa agire più serenamente. E fa nascere veri rapporti umani.
Sono alla mia prima esperienza discografica, dunque il suono a cui io e il mio team siamo approdati è frutto di ricerca e sperimentazione. Ci siamo impegnati a costruire una linearità artistica che coniugasse la mia vocalità con i miei testi e le sonorità attuali, cui comunque bisogna prestare orecchio. Il suono acustico mi piace molto, magari sarà la mia prossima frontiera. Non dico di no. Ma uscire in una veste pop elettronica ha sicuramente dato un colore interessante alla mia identità artistica.
Credo che di idee ce ne siano ancora tante, così come c’è tanta voglia di esprimerle, specie dopo un periodo drammatico tanto lungo. Allo stesso modo, però, credo sia importante rimanere fedeli a certi canoni di “bellezza” e non lasciarsi influenzare troppo da tendenze che rischiano di togliere valore ai contenuti. Oggi si tende maggiormente a usare parole ed espressioni semplici sia nel parlato che nei testi musicali, eppure anche nella semplicità si può essere creativi, elevati e soprattutto autentici. Il cantautorato può ancora fare la differenza, cercando un equilibrio tra le evoluzioni musicali e la voglia di dire le cose in modo non scontato.
Nel singolo la danza fa da contorno ad un atto di fiducia. Come leghi questi due elementi?
L’intreccio tra note e passi, tra parole e gestualità, illustra la relazione fra questi due elementi. Fiducia è complementarità, in questo caso tra forme d’arte diverse. Ogni parte è essenziale e indispensabile all’altro, esattamente come avviene nei rapporti umani. Fiducia è anche sincerità, è guardarsi negli occhi, è espressione di sé e condivisione.
Come dicevo nelle risposte precedenti, la fondamenta di ogni rapporto umano genuino sono il dialogo e la sincerità. Spesso mi è capitato di raccontarmi a persone che conoscevo poco ma stranamente notavo che il parlare di me creava una connessione con l’altro e inspiegabilmente l’altro si sentiva a suo agio nel parlare di sé. Questo crea legame e fiducia, perché in quel frangente ci si “spoglia” e ci si dona all’altra persona, nella speranza che tutto rimanga tra i due. Anche dopo determinate delusioni, proprio quando fidarsi diventa difficile, è importante non perdere la fiducia anche in se stessi e in ciò che ti può capitare. Fiducia per me, quindi, è un certo sguardo alla vita e un approcciarsi agli altri in punta di piedi ma con la voglia di stringersi, anche non fisicamente.