COSTA: il disco della sua vita

Che belle sensazioni di cultura, di umanità, di credenze antiche e di antichi presagi. Che bei suoni puliti, pop, rimarchevoli di quella ricerca internazionale e anche molto attenta alla verità di un mestiere più che al solo apparire estetico. E che bella semplicità, nonostante questo “L’odore dei Limoni” sia un disco che vive un tempo e un’attualità in cui di certo la semplicità è assai retrocessa altrove. Angelo Costantini, in arte COSTA, esordisce con questo disco che troviamo in tutti i tradizionali canali di distribuzioni: ci colpisce il singolo “Vento” che forse è chiamato ad essere il momento più alto di tutto l’ascolto… ci colpisce un certo aspetto di essere e di esserci in scena, aspetto che quasi ha smesso di vivere dentro le nostre abitudini… ci colpisce davvero come ci siano ancora dischi che dimostrano di credere al potere forte, romantico e culturale della musica… di tutta: dalla melodia al suono, dalle liriche a tutto ciò che è scritto tra le righe.

Benvenuto a Costa, esordio di maturità dentro i canoni della canzone d’autore italiana… per te che disco è “L’odore dei limoni”?
Grazie dell’invito a voi, Beh “L’odore dei limoni” proprio perchè maturo è di sicuro un disco che necessita di ascolto per poter essere metabolizzato, la sua forma classica potrebbe trarre in inganno da questo punto di vista poiché è un disco tutt'altro che scontato. Sotto un profilo di contenuto l’album indaga la psiche e lo spirito alla continua ricerca di un equilibrio tra i subbugli dell’animo ed un'armonia interiore. Le canzoni contenute all’interno nascono da un'esigenza radicale e viscerale, ovvero quella di cogliere dall’esperienza della vita gli aspetti più veri alla continua ricerca e rivelazione del proprio sè.

Oggi il cantautore è ormai passato di moda… con lui anche i CD. Non pensi sia tutto anacronistico? Te lo chiedo vista l’enorme bulimia di popolarità che abbiamo tutti...
Si condivido il cantautorato è ormai defunto, rivive ormai sotto le mentite spoglie dell' indie sebbene venga scimmiottato alquanto. Infatti, l’indie ruffianamente coglie del cantautorato solo gli aspetti che possano elevarlo ad intellettuale limitandosi a fare una velata critica sociale scendendo ad ogni tipo di compromesso mediatico e commerciale. Per quanto riguarda il CD è ormai un feticcio, assume la valenza di un souvenir sabotato del suo contenuto digitale ne rimane un contenitore vuoto. Oramai la canterà della musica è il web sovrano in cui le dinamiche sono cambiate e imperversa l’uso forsennato di un’elettronica da bombardamento. I fenomeni musicali in grado di autopromuoversi e remunerarsi sono quasi esclusivamente i fenomeni trap, rap ed indie il resto passa attraverso i cosiddetti talent ma mi sembra che ultimamente anche essi attingano direttamente dal web.

Per te cos’è la popolarità, cos’è il successo?
Per me si è popolari quando il talento, artistico e non, è portavoce di un autenticità personale agli occhi del popolo. Ovvero quando la gente si rivede o si rispecchia in alcune caratteristiche che riconosce come proprie o come autentiche. Il successo, invece, avviene quando si riesce bene in qualcosa, esso a mio avviso è scollegato dalla popolarità poiché un ricercatore che scopre la cura per una malattia rara o una famosissima rock star hanno assolutamente pari dignità sotto il profilo del successo. Oggi, invece, mi sembra che il successo sia sempre più legato alla popolarità la quale non ha più il ruolo di svelare la persona nei suoi aspetti più genuini ma bensì velarla con i fronzoli più stravaganti.

Brani come “Vento” ma anche tantissimi altri esempi di tantissimi altri autori, potrebbero benissimo stare in bocca a milioni di persone. Secondo te perché questo non accade?
Innanzitutto, mai dire mai, quali saranno le sorti della mia “Vento” le conosce solo il vento appunto. Scherzi a parte, i motivi per cui non accade nulla sono molteplici. Innanzitutto, è cambiata la tipologia di ascolto. Viviamo in un’epoca frenetica di un “tutto scorre” che di eleatico non ha proprio nulla, viviamo nel paradosso del passante, ovvero di colui che per impressionare la folla deve essere a tutti i costi bizzarro. Il sensazionalismo è imperante e quindi scassare la misura è d’obbligo, l’importante non è assimilare, pregustare, interiorizzare ma è scartare, come si scarta una caramella o come quando si viene scartati dopo essere stati divorati. Viviamo nelle epoche virali, in cui un elemento crea un cortocircuito ed innesca un meccanismo a cascata di cui non si conosce né la provenienza né la portata, ma si sa benissimo come cavalcarne l’onda. Ed è proprio di fluttuazioni che si tratta e dunque creare una vera e propria carriera con questi chiari di luna diventa sempre più una chimera a danno ovviamente della società e della cultura.

Canti, anzi decanti, la società in qualche modo? Pensi di aver fatto “politica” dentro un disco che sostanzialmente parla di vita?
Se per politico intendiamo l’agire sociale allora, sebbene indirettamente “L’odore dei limoni” parla anche di questo, poiché per agire con coscienza su e con gli altri bisogna avere prima coscienza e conoscenza di sé, ed il disco racconta proprio questo. Ovvero, a mio avviso, la critica che possiamo muovere all’altro e alla società è valida solo se impugnata costruttivamente e solo se si ha il coraggio di assumere su sé stessi le proprie responsabilità ed i propri difetti, lavorando quotidianamente per la propria crescita personale e dunque per la crescita dell’intera società.

E di autobiografico? Immagino ci sia davvero molto…
Ci hai preso in pieno, molte canzoni del disco sono strettamente autobiografiche ma anche le rimanenti altre possono comunque considerate tali poiché anche là dove raccontano una storia o espongono un'idea lo fanno sempre sotto il mio personalissimo filtro. Ad esempio, canzoni come “Eofofilefia e Sbarandambamba” raccontano in maniera romanzata la mia esperienza universitaria nella città di Venezia, “L’ombra del mio rè” narra delle mie vicende personali e familiari, “Sognatori” invece parla di come ho impugnato la mia scelta di cantautore e di cos’è per me il senso dell’arte, solo per citarne alcune.

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