Giovanni Santese racconta “Questo amore”, un brano che riporta l’amore ad una dimensione umana


“Questo amore”
è il nuovo singolo di Giovanni Santese, già disponibile in radio e su tutte le piattaforme di streaming, così come il video diretto da Lorenzo Kruger, che parte da una suggestione contenuta nel testo: questo amore non è. Assecondandola il video diventa altro dalla canzone, attraversandola e donandole un nuovo piano di lettura.

Conosciamo meglio il cantautore.

Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale? 
Tralasciando gli esordi adolescenziali e i primi abbozzi di dischi intorno ai vent’anni, il mio primo disco ufficiale è Ho deciso di restare in Italia, nel 2014, con cui sono stato candidato al premio Tenco nella cinquina dei finalisti. Nel 2017 ho sfornato Stare bene e quest’anno finalmente verrà fuori questo album a cui tengo tantissimo, prodotto da Taketo Gohara e arrangiato da me e Mirko Maria Matera, mio sodale compagno di suoni. Nel frattempo, ho suonato un po’ ovunque in tutto il circuito dei locali della musica indipendente in Italia, e mi appresto a continuare da fine anno in poi.

Come descriveresti il tuo nuovo singolo?
Questo amore è il resoconto di un amore normale, di una storia dagli alti e bassi, che nel riconoscere la sua verità diventa unica e irripetibile.

Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti? 
L’arte procede sempre secondo sentieri insondabili e imprevedibili. Quando poi l’arte è associata al business, come è scontato che sia per chi la fa di professione, le cose si complicano in maniera smisurata. In questo momento storico, tante cose che davamo per assodate sono cambiate e tutti si sta in grande affanno per adattarcisi. Un esempio fra tutti è la rincorsa verso un buon utilizzo dei social, oppure per un ottimo piazzamento nelle playlist Spotify: è un gioco a cui la maggior parte degli artisti non vorrebbe giocare, compreso io, ma bisogna starci, fino a che si riesce a tenere il ritmo. Poi ognuno segue quella che è la sua indole. Io, per esempio, non sarò mai un influencer, e nemmeno voglio esserlo. Spesso queste dinamiche sono frustranti, perché si vorrebbe poter scrivere canzoni e basta, ma penso che in tutte le stagioni della musica pop, gli artisti abbiano sempre dovuto fare i conti con altri aspetti rispetto alla sola scrittura, e che quindi quelle che viviamo oggi come difficoltà non siano molto diverse dalle complicazioni di decenni fa, se pure con le dovute differenze.

Come vivi il rapporto con i Social Network? Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
Un poco ho risposto nella domanda precedente: per chi non è a suo agio con il dovere di postare qualcosa ogni giorno, ogni tot tempo per esistere e non scomparire, la necessità dei social è vissuta come un impegno gravoso. Ma allo stesso tempo credo che una volta in attività, nella vita reale, sia possibile utilizzare i social al solo scopo di amplificare quello che già si realizza concretamente, e a questo punto lo strumento non può che essere un vantaggio. Tutto sta a rendere quello che si comunica una cosa vera e sincera, dopo di che diventa un piacere anche il post giornaliero.
 
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Nell’imminente futuro c’è l’uscita dell’intero disco, e poi un tour di concerti in giro per l’Italia.

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