Ibrido ci racconta la sua “Rifacciamo le 6”


“Rifacciamo le 6” è il nuovo singolo di Ibrido, già disponibile in radio e su tutte le piattaforme di streaming, così come il video rappresenta una sorta di viaggio mentale di tormento in cui il protagonista è proprio il famoso indagatore dell’incubo Dylan Dog.

La nostra intervista.

Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale? 
Ho iniziato a fare musica con diverse band convinto fosse la scelta giusta, forse per nascondere tante mie insicurezze quindi sicuramente le tappe fondamentali che mi hanno segnato, oltre a quelle della gavetta live, le ho vissute quando raggiungevo poco per volta la consapevolezza che fare musica da solo sarebbe stata la scelta più importante e decisiva.

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Ho voluto raccontare quelli che sono i problemi legati all’ansia che bene o male affrontiamo nel quotidiano e che forse diamo spesso per scontato, penso di averli descritti in maniera diretta e accessibile a tutti. 
Ho messo in risalto la parte del “chiedere aiuto”, spesso mi sono trovato solo ad affrontare determinate situazioni fino a che non ho avuto la fortuna di incontrare quelle poche persone che per me ci sono state senza farmelo pesare. 
In determinati momenti non solo non si ha questa occasione, ma talvolta ci sentiamo a disagio davanti all’opportunità di ricevere un aiuto, forse per paura di appesantire gli altri.
Vorrei risultasse normale accettare un gesto così raro. 

Due aggettivi per descrivere il singolo.
Inquieto e intimo.

Cosa ne pensi della scena musicale attuale?  Cosa salveresti e cosa cambieresti? 
Noto tanta concorrenza. 
Sicuramente la musica è un’arte di tutti ma non per tutti. 
Prima di arrivare a volerlo fare come mestiere ci devi pensare bene, altrimenti si rischia di pubblicare singoli che poi non hanno un seguito a livello progettuale, di conseguenza le piattaforme si ritrovano con migliaia di pezzi e artisti che dopo le prime sconfitte mollano tutto, togliendo quindi visibilità a chi ci sta provando sul serio. 
La vetrina per chi vuole fare questo mestiere è tutto, proviamo solo ad immaginare un negozio che allestisce migliaia di vestiti senza una selezione, la gente non saprebbe più cosa comprare.  

Come vivi il rapporto con i Social Network. Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
Non sono uno molto social però credo nell’importanza di queste piattaforme, offrono varie opportunità di farsi notare nel loro piccolo.
C’è anche da sottolineare il fatto che stiano peggiorando nel corso degli ultimi anni, gli iscritti in aumento portano a ridurre drasticamente la visibilità, quindi per in determinati casi si è costretti a sponsorizzare altrimenti il prodotto di un emergente fatica ad essere visibile al giusto numero di utenti. 
Per quanto riguarda il livello di comunicazione, sicuramente cambia, ci si ritrova comunque dietro a uno schermo quindi l’approccio e una serie di altri fattori si vivono in maniera diversa.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Non posso pronunciarmi ancora, sicuramente voglio cercare di portare a termine le stesure dei brani il prima possibile e tornare sul palco in diverse occasioni e contesti.

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