Pino(t) ci racconta il nuovo singolo “Mare”


“Mare” è un brano che descrive vivide immagini di un'estate passata, un ricordo incastonato nella memoria del cantautore. La scena ritrae due persone al mare che non fanno altro che godersi la vita; le risate risuonano nell'aria, mentre si rincorrono lungo la riva del mare e ballano con leggerezza al ritmo di una canzone indimenticabile. Questa melodia, forse catturata casualmente in qualche chiosco o durante il viaggio in macchina verso la spiaggia, si è radicata nelle loro menti, diventando la colonna sonora di quei giorni spensierati. La canzone non racconta di una delusione amorosa, ma piuttosto il ritorno a percepire la bellezza e l'intensità della vita, riscoprendo il legame con la gioia e la vivacità che può offrire l'estate, il mare e la musica.

Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale?
Sicuramente il primo approccio con la musica: se dai uno strumento in mano ad un bambino, di certo questo ne rimarrà impressionato. A 8 anni circa, quando presi in mano il mio primo strumento, scoprii qualcosa per cui ero portato ma di cui forse ancora non avevo capito il potenziale. 
Poi il cambio non molti anni dopo: dal clarinetto passai al sax alto. Conobbi un nuovo suono, un nuovo genere mai sentito prima -ovvero il jazz-, e sperimentai le prime note sui piccoli palchi dei saggi di scuola. 
Una tappa fondamentale la posizionerei durante gli anni delle superiori. Inizia a rubare la chitarra di mio fratello per imparare a suonare qualche canzone. Principalmente imparavo a strimpellare accordi, imparando a memoria le posizioni. 
E così, piano piano, iniziai a cantare quelle canzoni che provavo a suonare.
Le ultime due tappe provano a sintetizzare un mare di evoluzioni e novità -tra cui la scrittura delle mie prime canzoni- che, a qualche anno dalla fine del liceo, mi portarono in Inghilterra proprio a studiare musica. 
Qui non solo decisi che avrei speso i miei successivi anni a studiare per poter parlar la musica come fosse la mia lingua madre, ma ritornai a suonare il sax. 
Mi comprai il sax con cui ora studio jazz al conservatorio e con cui suono nel mio gruppo, in big bands e ovunque possa. 

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Questa canzone è un messaggio per me più che altro. 
Mi piace disegnare immagini con le parole e con questa, come con una foto che attacchi al muro della camera dove sempre ti cadrà l’occhio, ho cercato di crearmi un ricordo di un’estate mai esistita.
Come un promemoria o un invito a vivermi quella giovinezza che mi stavo per dimenticare per strada. Quella spensieratezza dei bambini che cantano e ballano e ti fanno dimenticare dei problemi dei grandi. 
Quindi vivete, sentite. Trovate la vostra musica e il vostro mare e fate sì che quella immagine si incastri nella vostra testa come fa questa canzone. 

Due aggettivi per descrivere il singolo.
Liberatorio: ha catalizzato il mio malessere che da tristezza stantia si è trasformato in voglia di mettermi in gioco per migliorarmi. 
Inaspettato: come avrete capito non è nato come pezzo propriamente felice; il pezzo è stato svoltato quando chi mi aiutava a registrarlo ha avuto l’intuizione di trasformarlo in ciò che sentite oggi. 

Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti? 
La musica che sento oggi non mi piace. Se prendiamo come esempio quello che si sente nei principali canali radio, il mercato è saturo di prodotti mediocri che rendono veramente difficile emergere a chi ha qualcosa da dire. Non parlo di me, ma di tutti gli artisti che seguo e ammiro. Infatti ho tanti punti di riferimento nella scena odierna: artisti indie italiani, jazz internazionali, new soul.
Vorrei solo che cambiasse il valore che la musica ha sia dal punto di vista economico che artistico.
 
Come vivi il rapporto con i Social Network? Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
I social sono una rivoluzione in tutti i sensi. Il bacino di persone che puoi raggiungere è paragonabile a quello di uno stadio. Il bello è che non bisogna essere famosi per accedervi, perché è alla portata di tutti. Come nel mercato musicale, i social sono pieni di utenti che condividono la qualsiasi, anche musica, dandoti da lavorare per ottenere visibilità.   
Sono sicuramente un bene sia per chi approccia ad una carriera da artista, quindi per farsi conoscere e raggiungere persone che altrimenti non potrebbe fare, sia per chi ha già un pubblico numeroso e vuole “restare in contatto” con il proprio pubblico. 

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Sicuramente produrrò tanta nuova musica, che in parte spero di pubblicare presto. 
Ho voglia di condividerla, ma ho anche voglia di suonarla. 
Per questo mi auguro che sarò molto impegnato a portare la mia musica dal vivo in più posti possibile. 
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