Lorenzo Santangelo: «con "L'arancio" ho voluto dar voce a mio nonno»


Da venerdì 10 dicembre è in rotazione radiofonica “L’ARANCIO” (Lungomare - Believe), il nuovo singolo di LORENZO SANTANGELO.

L’autore, dopo aver vissuto molti anni all’estero, riscopre le sue radici utilizzando per la prima volta il proprio dialetto in un viaggio emozionale che ha come traccia un immaginario monologo del nonno. Il testo del brano, raffinato ed incisivo allo stesso tempo, si sviluppa in un crescendo perfettamente in armonia con la musica, partendo da una tenera immagine di vita quotidiana, seguita da una serie di riflessioni mai banali e di forte impatto emotivo.

Lo abbiamo intervistato per voi.

Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale? 
Ho iniziato a studiare pianoforte a 4 anni e a 9 ho scritto la mia prima canzoncina. Dopo aver studiato al conservatorio a 15 anni ho dovuto abbandonare gli studi classici e mi sono dedicato alla canzone. Ho pubblicato un LP (L'ultimo album d'esordio) e 2 EP (Canzoni in fuga e Respiro), tutti quando vivevo in Australia, dove mi sono trasferito nel 2013. Alla fine del 2019 ho deciso di tornare in Italia per lavorare con la musica, e da allora faccio anche l'autore per altri artisti. Ho molti ricordi bellissimi della mia carriera da cantautore, ma spero tanto che il meglio debba ancora venire.

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Con "L'arancio" ho voluto dar voce a mio nonno, che non c'è più da molti anni, e gli ho fatto mandare un messaggio alle nuove generazioni. Io credo che la memoria sia importante, fondamentale, e forse noi abbiamo perso alcuni valori che hanno permesso alle vecchie generazioni, come quella di mio nonno, di vivere meglio avendo di meno. Sono tanti gli insegnamenti che possiamo avere dai nonni ed è importante ascoltarli, perché poi quando non ci sono più ti mancano tantissimo.

Due aggettivi per descrivere il singolo.
Sincero e passionale. L'ho scritto con il cuore, senza fare calcoli, senza seguire i criteri commerciali.

Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti? 
Credo che i problemi siano oggettivi, sotto gli occhi di tutti. C'è molta incompetenza ai piani alti, se le cose vanno male è colpa di personaggi che hanno fatto scelte sbagliate. Tra queste c'è sicuramente il non aver dato spazio ai cantautori, una categoria che sta sparendo. Eppure è un'eccellenza del nostro Paese. Onestamente, salverei ben poco.

Come vivi il rapporto con i Social Network. Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
Dico una banalità, ma tutti gli strumenti sono utili solo se adoperati nella maniera giusta. I social per come vengono utilizzati oggi sono più un male che un bene, perché è un mondo a sé che però viene confuso con il mondo reale. Molti artisti, o pseudo tali, guadagnano e vivono da musicisti pur non sapendo nulla di musica. È tutto apparire e poca sostanza. Io li uso, non troppo in verità, ma solo ed esclusivamente per promuovere la mia musica, perché se non sei lì è come se non esistessi. In realtà valgono molto di più 10 concerti di 10 000 follower.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Ho appena vinto il Premio Fabrizio De André, un grandissimo onore. Oltre al prestigio, mi sono aggiudicato 10 000 euro stanziati dal Nuovo Imaie per la realizzazione di un tour, per cui stiamo lavorando su questo. Vorrei arrivare al tour con un nuovo album, spero di riuscire a realizzarlo in questi mesi. C'è molto da lavorare e ne sono felicissimo.

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