La nostra intervista a Stefano Cinti


“Io non sono razzista, ma...” è un brano di musica pop con elementi funk e rhytm&blues. Il testo si sviluppa in un cantato/parlato che descrive con realismo ed ironia l’atteggiamento verso ciò che è diverso, i luoghi comuni, i pregiudizi “Io non sono razzista, ma nel mio quartiere gli indiani hanno comprato le bancarelle della frutta e sono sicuro che quando devono dare il resto ci provano sempre a darne di meno.” ma anche la pigrizia di confrontarsi con gli altri “Io non sono razzista, ma quando parlo con un africano, anche se e’ nato qui e parla il nostro di dialetto, c’e’ poco da fare, non e’ come il nostro dialetto”

Quali sono le tappe più importanti del tuo percorso musicale? 
Sono molti gli episodi che hanno segnato il mio percorso musicale in maniera indelebile. Ricordo ancora l’emozione che ho provato ascoltando “La canzone del sole” di Lucio Battisti; le parole e la ritmica del brano…mi sembro’ tutto cosi’ innovativo per un cantautore italiano dell’epoca. Erano gli anni 70 e di li’ a poco avrei scoperto le sonorità’ degli Yes attraverso l’album“Fragile” e quelle della italiana Premiata Forneria Marconi (PFM). Ancora oggi mi emoziono ascoltando sia l’impasto vocale del gruppo inglese e le tastiere di Rick Wackerman che il disco di De Andre’: “'In concerto con PFM vol. 1”. Ricordo un viaggio in macchina verso la Yugoslavia con Pino Daniele “Bella ‘Mbriana” e Cat Stevens “Teaser and the Firecat” come colonna sonora. Poi piu’ tardi, negli anni 80 scoprii lo swing ascoltando l’orchestra della rai suonare un brano jazz, credo l’autore fosse Glenn Miller. E poi il jazzrock dei Weather Report ma anche la musica dance degli Chic e il technopop degli Human League e ancora il minimalismo di David Silvyan, i tropicalisti Caetano Veloso, Gilberto Gil e Tom Zé, la world music di Paul Simon con “Graceland”e Peter Gabriel e gli artisti che la sua etichetta ha lanciato.  Tra i cantautori e musicisti italiani quelli che sento piu’ vicini sono Pino Daniele, Enzo Carella, Simone Cristicchi, Niccolo’ Fabi. Mi interessano molto anche Caparezza e Tricarico. Oggi ascolto tutta la musica che passa in radio e mi piacciono le sorprese piu’ che gli ascolti programmati degli LP o dei CD. Mi piace molto la musica dal vivo, quando posso vado a sentire musica jazz. L’ultimo concerto che ho visto e’ stato quello di Goran Bregović, nel quadro del Festival di musica balcanica a Bruxelles. 

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Il brano descrive con realismo ed ironia l’atteggiamento verso cio’ che e’ diverso, i luoghi comuni, i pregiudizi ma anche la pigrizia di confrontarsi con gli altri. Il testo evidenzia come elementi importanti quali l’identita’ culturale, religiosa o linguistica, possono essere anche fattori divisivi. La canzone fa riflettere su tutti questi argomenti e si conclude positivamente sottolineando che esiste una continuita’ tra tutti gli individui, che siamo tutti fatti della stessa sostanza e quello che ci differenzia, la nostra cultura, le esperienze di vita, deve essere considerato un valore aggiunto e non un elemento divisivo. Abbiamo un alleato potente: l’empatia. Dobbiamo studiarla, disciplinarla e attivarla nelle nostre vite, per continuare a vivere in un mondo che sara’ sempre piu’ multietnico e multiculturale. Mi piacerebbe che la canzone e il relativo video facessero riflettere su questi argomenti e che la riflessione portasse a mettersi in gioco e confrontarsi.

Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti?
Negli ultimi anni la musica italiana si sta facendo conoscere sempre di piu’ all’estero. In generale i Talent rappresentano uno strumento di selezione importante per l’industria musicale. Hanno il merito di mettere in luce artisti talentuosi e dotati di una tecnica canora sublime e riducono i rischi delle case discografiche nell’investire sulla nuova proposta. D’altro canto credo chela narrativa che imperversa oggi nei media, quella dello ‘giocarsi tutto in pochi minuti’, dell’eccellenza a tutti i costi e della competizione spietata: ‘adesso o mai più’, non giovi agli artisti. Io ho sempre avuto bisogno di una seconda, di una terza e/oquarta chance.
Penso che le etichette dovrebbero accompagnare l’artista in tutte le fasi della sua attivita’ sin dalla produzione dei brani, con un approccio di medio-lungo periodo e un interesse per progetti completi piu’ che per un singolo. Il tutto privilegiando la qualita’, il contenuto, il messaggio e stimolando riflessioni su di noi e sul mondo in cui viviamo. In fondo credo che questo debba essere il ruolo dell’arte, anche di quella commerciale.

Come vivi il rapporto con i Social Network. Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
Il mio rapporto con i Social Network e’ conflittuale. Ci vedo del buono ma anche del cattivo. La facilita’ e la velocita’ con la quale oggi si possono proporre i propri brani all’ascolto di molte persone si contrappone ad una fruizione della musica che mi sembra essere sempre piu’ superficiale. Diciamo che, in generale, alla velocita’ preferisco la lentezza…E poi, l’attivita’ sui Social Network toglie tempo a quella artistica e non si rivela sempre essere un valore aggiunto per l’artista. Insomma, tenderei a dire che era piu’ buono il vino che facevano i nonni, ma mi rendo conto della naturale opposizione che abbiamo ad accettare i cambiamenti e a valutarli obiettivamente. Senz’altro i Social sono un importante strumento di comunicazione che dovrebbe pero’ essere complementare alla attivita’ di comunicazione a mezzo interviste e concerti, incontri etc. Guai se diventassero la principale o la sola forma di comunicazione! 

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
A parte un paio di occasioni qui a Bruxelles, il 21 Giugno saro’ a Roma al cinema Don Bosco per la proiezione del video ‘Io non sono razzista, ma…’ nel quadro di un evento organizzato da Vision Film Channel, il 2 Luglio partecipero’ alla finale del Festival nazionale per Cantautori ‘Icona Culturale’ alla SalAgnini di Roma.

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