Ivan Francesco Ballerini: il gusto antico delle parole

Si intitola “Ancora libero” questo nuovo disco di Ivan Francesco Ballerini che presto troverà la luce anche in una preziosa release in vinile sia in edizione normale che in edizione speciale in cui troveremo anche un dipinto realizzato da Romano Ballerini, noto artista toscano e padre del nostro… una coppia questa quasi felliniana che campeggia anche dentro il primo video di lancio del singolo “Per me sempre sarai”, primo estratto a dare il via alla campagna mediatica del tutto il lavoro pubblicato dalla RadiciMusic. Secondo disco dunque per il cantautore toscano che dopo le gesta dei Nativi Americani in “Cavallo Pazzo” uscito nel 2019 passa a raccontare se stesso e la vita che lo circonda in questo 2021, dalla società all’amore misurando i suoni come le parole e restando ben lontano dalla pandemia ormai divenuta un must nelle liriche e nelle espressioni dell’arte. Ma certamente non si tira indietro di fronte a temi più importanti come la società e le sue derive, sfoggiando sempre arrangiamenti (diretti da Alberto Checcacci) che però sentiamo ancora troppo rivolti ad un passato glorioso e forse poco propensi ad accettare il nuovo fronte estetico su cui si misura la musica oggi. Sicuramente l’eleganza, sicuramente quel certo modo di gestire le chiuse della voce come degli strumenti, sicuramente ci troviamo di fronte un disco ancorato ad un modo di usare la parola che sembra essere “sparito”… eppure Ballerini sfoggia una parola “normale” senza eccentriche sviolinate poetiche che risulterebbe poco coerenti se non ridicole. Forse ad arrangiamenti di questa levatura avremmo preferito un’estetica decisamente più “antica”… ma sono scelte di pura forma che devono poi lasciare spazio ai contenuti e alle sostanze… e questo disco pesa, se solo dedicassimo il tempo per ascoltarlo. Il tempo… che scorre e scorrendo trasforma le nuove abitudini ad una velocità davvero incredibile. Il lavoro di Ballerini cerca di fermarlo questo tempo, di rallentarlo… di misurarlo con polvere di clessidra.

Ritroviamo Ivan Francesco Ballerini in un disco di libertà… le tue liriche non sono poi quotidiane come scrivono molti. La poesia passa soprattutto dalle parole semplici… ma che semplici ormai non sono più… Come pensi stia modificandosi il linguaggio delle persone? Le nuove generazioni come stanno trasformando il loro modo di stare al mondo?
Domanda bellissima, che merita attenzione e grazie per questo tuo gradito apprezzamento. Come si sta modificando il linguaggio oggi? Faccio un esempio… basta paragonare il modo di fare televisione negli anni settanta con quello attuale. Se si prova ad ascoltare il linguaggio degli speaker di allora si capisce benissimo cosa intendo dire. Riappropriarsi  del nostro Italiano, linguaggio assolutamente bello e ricco è un dovere. Quindi quale migliore occasione per un letterato o per un cantautore rispolverare la nostra bella lingua Italiana? Senza ovviamente voler fare questa cosa per forza… a me viene spontaneo scrivere così, sono esattamente i miei pensieri…  l’espressione tangibile di ciò che sto pensando in quel preciso momento.

In molta parte è un disco che guarda al passato ma guarda tanto anche al futuro. Il passato lo dipingi con nostalgia ma il futuro lo inventi con una fantasia concreta…
Verissimo. Dicendo queste parole vuol dire che sei un giornalista sensibile e questo mi fa molto piacere. il passato si tinge spesso di malinconia per me, perché so che certe cose non accadranno mai più. Ho avuto una vita piena di cose belle, una famiglia di artisti, meravigliosa, di viaggi interessantissimi e di amici a cui ho voluto e voglio tanto bene. Penso che più le cose siano state belle, più si tingano di color nostalgia, proprio come “le stoviglie color nostalgia” del bellissimo brano “incontro” di Francesco Guccini. Vivo sempre con il cuore nel passato ed i pensieri proiettati nel futuro… questo è un mio aspetto caratteristico. Nel futuro mi vedo in giro per l’Italia a fare concerti e a raccontare, a chi avrà voglia di ascoltare, queste mie storie, questi miei “pezzi” di vita, circondato dai miei musicisti, che sono tra l’altro cari amici.

I suoni invece? Restano ancorati allo stile di “Cavallo Pazzo”, almeno nelle forme…
Hai scelto il vinile e ne farai anche diverse edizioni. Perché?
Adoro brani acustici, chitarre, violini, percussioni, voci… niente più. Lo sforzo per me è quello, con pochi strumenti, di creare atmosfere magiche, essenziali… che tocchino l’anima nel profondo di chi ascolta. Alberto questo lo sa bene, conosce perfettamente i miei gusti e ciò che cerco. Nei futuri progetti i musicisti saranno numerosi. Avrò varie collaborazioni con musicisti interessantissimi. Chiudo dicendo che fare una canzone è cosa complicata. Si debbono sposare perfettamente molti aspetti: la musica con le parole, la musica col tema che tu vai trattando, l’armonia tra gli strumenti e tra i musicisti. Insomma una specie di miracolo. Il vinile non è stata una mia idea ma il suggerimento di un amico che mi vuole bene. Ne faremo due versioni, una sarà un edizione limitata, numerata, dove verrà impiegata una carta speciale e dove all’interno vi sarà un quadro molto bello di mio babbo da lui  autografato. Per me vedersi realizzare un Vinile è il compimento di un sogno che avevo sin da bambino… una emozione davvero incredibile, difficile da esprimere a parole. Essere poi riuscito a trascinare in questo mio secondo disco un babbo di 84 anni e mia figlia è qualcosa di veramente meraviglioso.

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