Con “Pray”, Gianluca Amore firma un brano che racconta la caduta e, soprattutto, il momento esatto in cui nasce il bisogno di risalire. Il protagonista è smarrito, perso dentro una geografia emotiva frantumata, e si rivolge a qualcosa di più grande di lui per ritrovare una direzione. È un racconto semplice, ma potentissimo, perché parla di fragilità e sopravvivenza emotiva.
La costruzione musicale amplifica perfettamente la narrazione: ritmo pressante nelle strofe, un pre-ritornello sospeso che sembra trattenere l’aria, e un inciso esplosivo che diventa liberazione pura. Amore punta su un impatto melodico immediato, ma con una profondità che emerge ascolto dopo ascolto. “Pray” non chiede solo di essere ascoltata: chiede di essere sentita.
Ci racconti le tappe più importanti del tuo percorso musicale?
Sicuramente, un passaggio fondamentale è stato durante l’adolescenza, sui 15/16 anni in cui ho cominciato a scrivere e arrangiare in maniera consapevole. A 19 anni ho avuto la possibilità di esibirmi su palchi molto importanti, a 27 ho costruito una carriera lavorativa interamente sulla musica, a 35 anni ho cominciato a seguire, davvero, il mio sogno.
Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Che nei momenti di difficoltà si può chiedere aiuto. Già solo dirlo (o cantarlo) è terapeutico.
Due aggettivi per descrivere il singolo.
Energico, epico.
Cosa ne pensi della scena musicale attuale? Cosa salveresti e cosa cambieresti?
Credo ci sia tantissima scelta, molta buona musica e molta musica di cattiva qualità; purtroppo le due realtà spesso convivono negli stessi circuiti. Salverei l’accesso alle risorse tecnologiche per poter creare e distribuire la propria musica con facilità. Cambierei i criteri di selezione delle realtà di risonanza per gli artisti emergenti. Trovo assurdo, per esempio, che ci debba essere un’età massima per Sanremo Giovani, e non ci sia una modalità di accesso anche per nuove proposte musicali che superino i 29 anni e che non facciano musica mainstream.
Come vivi il rapporto con i Social Network. Pensi che la visibilità che offrono, al giorno d’oggi, questi mezzi di comunicazione sia più un bene o un male per la scena musicale?
Come ogni fenomeno di comunicazione di massa, ci sono aspetti positivi e negativi. È estremamente facile mettere in rete i propri contenuti, estremamente difficile distinguersi tra la massa di proposte. Allo stesso tempo, c’è un grande analfabetismo funzionale e una frustrazione patologica di alcuni utenti che alimentano anche un clima d’odio, spesso difficile da gestire.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Concerti di Natale, impegni da performer, un grande concerto a marzo 2026 e tanta nuova musica!
